Il teatro vive come arte civile
Questo ce lo ricorda bene “Dopo il silenzio”, uno spettacolo necessario, che come fiorentini abbiamo la fortuna di ospitare alla Pergola.
È facile, con uno spettacolo sulla mafia, risultare didascalici, ripetere dati noti, fare pistolotti scontati. Ma ciò che questo spettacolo porta in scena non sono informazioni: sono esempi. Esempi variegati, che ispirano e trascinano, usati per stanare e affrontare davanti a tutti ogni argomento a favore della mafia o dell’omertà. Esempi calati nella cornice immaginaria e fortemente simbolica della narrazione di un incontro, in cui tre personaggi-archetipi – il magistrato, l’insegnante e il mafioso – portano in scena un confronto al calor bianco fra legalità e illegalità, fra maturità e immaturità, fra libertà e oppressione. Esempi resi vivi e reali dalla costellazione di fotografie e registrazioni e musiche armonizzata con l’azione drammatica, oltre che da una recitazione intensa, fisica, trainata da un Sebastiano Lo Monaco che a Firenze è sempre molto amato.
La regia di Alessio Pizzech torna così a sviluppare nel canale teatrale un libro di Pietro Grasso (ex Procuratore nazionale antimafia e attuale sostituto Presidente della Repubblica), dopo il successo di “Per non morire di mafia” del 2011 – che nella maggiore semplicità riusciva forse di migliore impatto, pur sacrificando la finezza di certe sfumature.
Le umanissime testimonianze di Grasso giungono a comporre un ordito di responsabile speranza, davanti a cui ci si sente chiamati a partecipare alla costruzione, quasi spirituale, della salvezza universale da un male che si nutre di silenzio e di paura – i quali, per riflesso, diventano il centro dell’attacco della pièce. Già il suo titolo, “Dopo il silenzio”, comunica il baricentro del suo messaggio: una rottura, una rivoluzione.
E tale rivoluzione è più che nonviolenta: è interiore, e segue le parole della testimone di giustizia Rita Adria, morta suicida dopo la strage di via D’Amelio: dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi.
Cogliamo infine l’occasione per ringraziare il Teatro della Pergola dell’invito: per la Redazione, una fervida occasione di crescita all’ombra della magnolia di Falcone.
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