Oggi parliamo di tre imprescindibili concetti fiorentini.
Gnengnero
Oh, se tu ci avevi un briciolo di gnegnero, tu ne stavi fori. Lo gnengero è il buon senso, il giudizio, l’intelligenza: si tratta di una parola squisitamente ironica, fin dalla forma. Infatti altro non è che una deformazione scherzosa di ingegno. È una parola che entra in gioco quando si tratta del criterio di qualcuno, per cui si è impelagato in qualcosa di bischero o ha fatto qualcosa di davvero furbo. Ma è più probabile la prima.
Bottino
A Firenze quando si parla di bottino non si intende vantarsi della preda di guerra. Il bottino, derivato di botte, altro non è che il pozzo nero, e, per metonimia, il suo ricco contenuto. Visto l’oggetto non proprio aulico che denota questa parola, rileviamo che però gli conferisce una certa grazia: la metonimia copre con decenza il significato escrementizio della parola, la quale è pure e gradevolmente modulata al diminutivo. Insomma, l’odor di bottino che invade la strada ha un che di più fine e giocoso rispetto al puzzo di… un qualsiasi altro sinonimo.
Spicinìo
È una parola parecchio usata a Firenze, che rivela un significato d’immagine forte e molto interessante; infatti è derivata da spicinare, che significa ridurre in piccoli pezzi – da piccino. Si presta a significare tanto il semplice sbriciolamento (pensiamo allo spicinìo di pane sulla tovaglia) quanto eventi rovinosi (l’auto ha bucato lo stop ed è successo uno spicinìo). La sua forza sta nella concretezza fisica di ciò che denota: un accadimento che provoca la distruzione di qualcosa in piccoli pezzi, abbracciando così lo sgretolamento e la deflagrazione.
Alla settimana prossima, con tre nuove parole fiorentine!
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Credits: ildan
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