Il Museo Horne nasce dall’emozione di rivivere il Rinascimento
La storia del museo Horne, come per altri esempi di musei cittadini, (Bardini, Siviero e Stibbert) è fortemente legata alla figura dell’omonimo architetto e storico dell’arte inglese, Herbert Percy Horne, che nel 1911 acquistò il Palazzo Corsi, ossia un vero e proprio palazzo rinascimentale situato in via de’ Benci.
Nato a Londra nel 1864, Horne ricevette una formazione prettamente umanistica che lo portò nel 1889 a fare un primo viaggio a Firenze, dopo il quale seguirono altri due, nel 1894 e nel 1986: la passione per l’arte rinascimentale che si respira ovunque a Firenze, fu tale che in quello stesso anno, lo storico decise di stabilirsi definitivamente in città.
A Firenze Horne si immerse nello studio dell’arte al punto da identificarsi con la figura dell’uomo rinascimentale di quel tempo e a riviverne idealmente le emozioni, circondandosi di opere d’arte coeve. Lo scopo dell’acquisto del palazzo Corsi era infatti quello di ricreare l’atmosfera e gli ambienti di una dimora rinascimentale, un falso storico in altri termini, nel quale inserire la sua preesistente collezione di dipinti, sculture, disegni e arredi. Fra questi vi erano i capolavori di pittura e scultura di grandi nomi quali Giotto, Simone Martini, Masaccio, Filippino Lippi, Domenico Beccafumi e Giambologna.
Un museo in dono
Horne morì a Firenze nel 1916, solo pochi anni dopo essere riuscito nell’intento di ricostruire una inestimabile dimora entro cui rivivere il suo sogno rinascimentale, lasciando la propria collezione allo Stato italiano e dando vita a una fondazione destinata “a beneficio degli studi”. Grazie alla volontà testamentaria di Horne possiamo rivivere le stesse sue emozioni ancora oggi, recandoci in Via de’ Benci dal lunedì al sabato 9-13 (chiuso domenica e festivi). Sono anche possibili aperture straordinarie su richiesta e il prezzo d’ingresso va dai 7,00€ per l’intero, ai 5,00€ per il ridotto.
Credits: Wikimedia, Fondazione Museo Horne
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